Cristo e Satana

Publié le 24-02-2008

de Giuseppe Pollano

L’incontro di Gesù con Satana è emblematico, rivela che la storia umana non è altro che l’affrontarsi di due grandi potenze, il bene che è onnipotente e il male che è molto potente.

di Giuseppe Pollano

Le proposte di Satana a Gesù sono un chiaro tentativo di distruggerne l’identità. Egli rivela il suo piano: decostruire l’uomo creatura di Dio opponendosi frontalmente al progetto di Dio che è costruire l’uomo, cioè farlo andare oltre la sua misura, oltre la sua morte, divinizzarlo.


Le due grandi ipotesi della storia umana: costruire o decostruire l’uomo
Le tentazioni di Cristo nel deserto, Basilica di Saint Andoche, Francia L’uomo è ricco di molte risorse diverse e complesse, intellettuali, della intraprendenza e della volontà, psichiche, fisiche. Si tratta dunque, per costruire l’uomo, di sviluppare tutte le risorse nel rispetto del loro valore, cioè in modo armonico. Purtroppo nel clima di disordine e di peccato di oggi, crescere in maniera disarmonica è la norma. Decostruire è appunto la strategia del disordinare le risorse, del far crescere un uomo che non è più adatto al suo destino e, quando si parla del decostruttore che è il maligno, del distruggere l’uomo.

Il metodo che il maligno ci offre sembra per noi simpatico: ecco la tentazione. Hai fame? Dì a questi sassi che diventino pane. Il processo distruttivo di Satana sembra costruttivo: quante volte, in effetti, l’uomo crede di costruirsi e non si rende conto che si distrugge, perché edifica su piccole, provvisorie, insufficienti cose che piacciono, che sono a disposizione.
All’opposto, la proposta di Gesù sulle prime ci sembra distruttiva: vuoi essere mio discepolo? Prendi la croce e seguimi. Mia risposta: ma vuoi farmi morire? Satana mi dà tutto, e tu mi offri la croce! Il cristiano che incomincia
ad avere l’intelligenza critica della fede sorpassa questo ostacolo dell’apparente contraddizione, va oltre perché crede in Gesù, comincia a vedere in questa croce proposta da Gesù non un patibolo, ma la croce che ha segnato un estremo e totale amore generoso. D’altra parte la croce è il sì detto al Padre, il “si faccia la tua volontà”. Questo non distrugge nessuno, fa vivere!


Segni di decostruzione

Questo momento della civiltà e cultura umana mostra molti segni di un uomo lentamente decostruito. Vediamone alcuni.

Poca intelligenza
Sarebbe bello che ogni persona umana dotata di intelligenza sapesse costruire le azioni importanti della sua vita con una riflessione attenta, saggia, razionale. Noi siamo oggi portati a vivere e a decidere in maniera sempre più irriflessiva: presi dalle situazioni, mossi dalle emozioni, spinti dalle sollecitazioni emotive attorno a noi e dalla fretta decidiamo cose molto importanti senza la necessaria riflessione. La crisi del matrimonio in gran parte deriva proprio dalla mancanza di intelligenza. Soprattutto i giovani sono esposti a questo rischio del vivere con poca intelligenza. Non che non ce l’abbiano, ma più nessuno li aiuta ad essere veramente intelligenti.

Dipendenza
Si diventa anche sempre più dipendenti, perché non è facile sottrarsi all’influsso delle cose. Al cartesiano “cogito, ergo sum” (penso, dunque sono) si è sostituita la formula di una scrittrice americana, che ha fatto un po’ scalpore ma non ha scandalizzato nessuno: “I shop, then I am” (compro, dunque sono), se non compri non esisti. Questo ci condiziona molto, ci toglie libertà, ci fa decidere prima di essere stati veramente attenti, ci trascina.

Fame di emozioni forti
Non si sa come fare dal punto di vista pedagogico a frenare la fame di emozione, ad esempio l’escalation dell’horror, nel quale sempre più volentieri entrano i preadolescenti: l’horror di oggi è già sorpassato, ci vuole qualcosa di sempre più horror. Spesso non ci si sa difendere da questi elementi “culturali” perché non si coglie la lenta distruzione provocata da sempre più emozioni ed emozioni sempre più forti.
Ricerca del successo
Quanti di noi non percepiscono la finissima tentazione del successo, del primato? È una buona cosa vincere una gara o ascendere socialmente, ma vivere di quello porta alla distruzione di se stessi: se non arrivi primo sei morto. Negli Stati Uniti si parla da tanto tempo ormai di patologia dell’insuccesso: hai mirato in alto, un altro ti ha sorpassato, sei caduto in depressione e adesso ti trascini, non credi più nella vita.

L’abitudine al negativo
Questo lento processo porta poi a svalorizzare la vita stessa; la vita e la morte diventano paurosamente equivalenti, tutto è riducibile ad un momento da vivere. Un artista italiano, Maurizio Cattelan, tempo fa ha esposto a Milano un albero con tre manichini di bambini impiccati. Era un’evidente protesta per tutto quello che sta accadendo nel mondo ai bambini. Ecco la decostruzione: ci abituiamo a tutto. Ti fa pena, ti indigna, ma poi che fare? Questa pulsione di morte, come dicono gli psicanalisti, ci invade, ci rassegniamo al male. Un uomo che ha perso la speranza è già un uomo distrutto.
Maurizio Cattelan, Untitled, Milano, 2004
Vivere di immagini
Quello in cui viviamo è stato definito uno stato di distrazione onnipotente. Si diventa schiavi delle immagini e la capacità di contemplazione se ne va. Non ti accorgi che non sei più capace di vivere senza immagini da vedere? E credi che questo ti abbia arricchito? Quando qualcuno dice che basta vedere e sentire per vivere, mi ruba il profondo dell’anima, il silenzio interiore, il colloquio con Dio e poco per volta mi distrugge.


Costruisci qualcuno, e Dio costruirà te
Chi di noi è immune da questi sottili virus? Siamo coinvolti, però dobbiamo esserne consapevoli, perché nel mondo di oggi occorre essere molto scaltri, come dice il Vangelo.
Nelle tentare Satana è molto fine, continuo, insinuante. Tutti abbiamo alle spalle una storia in cui abbiamo fatto qualche passo falso, abbiamo decostruito qualcosa a danno nostro o degli altri. In quei momenti puntualmente arrivava il maligno a dire: “Vedi che non ci riesci, vedi che non sei buono a nulla, vedi che il male è più forte?”. Gesù lo ha chiamato “il padre della menzogna”, perché non dice mai il vero. Beati noi se possiamo dire: mi sto costruendo, accetto la crisi profonda, accetto di mettermi sotto giudizio nella luce di Dio, fatico, però come è bello quando arrivo in un punto in cui mi sento di Cristo più di prima. Il pensiero di Cristo diventa scelta e, quando ho fatto delle scelte che mi
decostruivano, ho saputo fermarmi prima che la frana mi trascinasse in basso, mi sono ripreso. La storia umile del cristiano è guardarsi attorno: ci sarà qualcuno più distrutto di te, lascia il tuo fastidio alle spalle e fa come il samaritano, chinati, lascia che abbracci il tuo collo mettendo le sue mani dietro la tua nuca, rialzalo e portalo alla locanda. Costruisci qualcuno, e Dio costruirà te! Questa è la bellissima proposta quaresimale che ci teniamo nel cuore, augurandoci che sia vera non soltanto per noi, ma per i molti a cui possiamo fare del bene.
Giuseppe Pollano
Da un incontro all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore


Vedi anche:
Convertirsi alla Parola
Dio ha un progetto d'amore
La questione del sepolcro
Il pendolo della vita

Vedi il dossier:
Mons. Giuseppe Pollano - riflessioni inedite per la Fraternità del Sermig

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